L'edizione 2011 di Compa, il Salone Europeo (!!??!!) della Comunicazione Pubblica, non si farà. Con un, come si dice, laconico comunicato stampa l'organizzatore, insieme a Bologna Fiere, ha annunciato la sospensione sine die della fiera. Ci sarebbe molto da dire per commentare questa notizia. A partire da come è stato gestito un evento nato, nelle menti di chi lo ha pensato, ideato e inizialmente curato sotto il profilo del format e delle direzione scientifica, come essenziale momento di confronto di buone pratiche nel mondo della comunicazione pubblica ma in realtà evento di formazione, riflessione e reporting dedicato alla pubblica amministrazione ma anche alla politica. Un salone finito con l'essere fiera di paese dove quello che contava era vendere stand "un tanto al metro". Così quando l'organizzatore, sfidando le ire dell'Associazione Italiana dei Comunicatori Pubblici che aveva fatto di Compa il suo feudo e unico evento di visibilità, ha trasferito la sede dalla storica Bologna a Milano, dove la Fiera ne aveva inizialmente sposato gli intenti, chi si occupa di comunicazione pubblica aveva salutato il trasloco come un'opportunità per sprovincializzare il principale evento sulla PA e dargli, finalmente, una veste realmente europea, inserita nelle logiche e nelle dinamiche di una città in evoluzione vicina a svolte epocali e, forse più di Bologna, possibile palcoscenico di un nuovo modo di considerare i servizi al cittadino e l'evoluzione della comunicazione pubblica come elemento essenziale per la crescita della società. E invece, esaurite in malo modo le due esperienza milanesi, si è deciso di tornare all'ovile (già proprio ovile) accettando di fatto la sconfitta rispetto a quegli obiettivi di crescita e di sviluppo dell'evento che Milano poteva offrire. Ora però ecco arrivare il definitivo "de prufundis". Sospensione dell'evento a tempo indeterminato perché? Gli enti pubblici non hanno soldi per affittare gli stand - e questo può anche essere vero, in parte - e poi, sentite, sentite, si vota a Bologna e quindi il Comune non può sostenere e promuovere l'iniziativa: ridicolo...
La realtà è che questo evento non ha più ragione di esistere, purtroppo, perché l'impianto originario è stato completamente sacrificato sull'altare dell'incapacità e della mancanza di contenuti e idee vincenti. E per chi ha fatto il diavolo a quattro per riappropriarsi di ciò che riteneva essergli stato scippato non resta che godersi un bel marchio e un sito dove campeggia il comunicato stampa dell'ennesima sconfitta.