Il clima milanese, nel weekend si è fatto ancora più torrido. E non solo per i 30 gradi superati per diverse ore del giorno - prime avvisaglie di un’estate da condizionatore - ma soprattutto perché il countdown verso il ballottaggio delle amministrative sta velocemente esaurendosi. Di questo clima hanno risentito anche le menti di alcuni facinorosi “ultras” della politica che di sabato si sono dati appuntamento in alcuni mercati della città, luoghi principi deputati alla caccia del consenso per creare il contatto diretto con l’elettore, e li hanno sfoderato il meglio di se. Fra cavoli, zucchine e lattuga – peccato mancassero i carciofi, ormai fuori stagione, utile dardo contro gli avversari politici, i neo paladini dell’integrità di Milano hanno affinato la loro dialettica oxfordiana e, uno per uno, hanno cercato di indottrinare i cittadini/elettori sulle nefandezze del prossimo, possibile, governo della “sinistra”. Evocando rom (non i cd, la campagna elettorale non si fa da Mediaworld), zingari, sinti, indù, mussulmani, ecopass, parcheggi blu, gialli e rossi, tasse, ici, irpef e l’aumento del costo del cappuccino al bar, hanno snocciolato tutto quello che di incredibilmente negativo Giuliano Pisapia e la sua banda potranno combinare in caso di salita al soglio di Palazzo Marino. Ovviamente a qualcuno la cosa non è piaciuta. E chi avrebbe preferito continuare serenamente a scegliersi i pomodori per la amatriciana, invece di ascoltare comizi fra i banchi, ha innescato diverbi, discussioni, battibecchi e qualche accenno di rissa. Esattamente ciò di cui i nuovo maghi della campagna elettorale di Letizia Moratti avevano bisogno. Il disegno è chiaro, provocare i rivali per ottenere reazioni scomposte. Dal punto di vista della campagna di comunicazione è questa la nuova strategia del centro destra, assai scontata e prevedibile. Se il tuo candidato perde oltre 10 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti, dopo aver ascoltato la solita litania nei giorni seguenti il primo turno:”Non abbiamo saputo comunicare quello che di buono è stato fatto” cosa fai? Lo fai sparire. Quindi via la sua faccia, per altro ben immortalata, dai manifesti che tappezzano la città e sotto con lo stile Lega Nord (uno dei partiti che comunica meglio da oltre 20 anni, ovviamente sotto il profilo della tecnica. Sui contenuti…) del messaggio sparato a caratteri cubitali come per le vendite straordinarie dei negozi di corso Buenos Aires. Messaggi e slogan non dicono quello che il centrodestra ha fatto o vuole fare nei prossimi 5 anni di governo a Milano ma si concentrano, proprio come gli slogan da mercato rionale, su quello che gli avversari potrebbero fare in caso di successo. Percorso tortuoso dal punto di vista della comunicazione. E’ come se, per dire, l’Audi facesse una campagna pubblicitaria nella quale dice: “Le BMW esplodono, le Mercedes vanno fuori strada, le Alfa inquinano, quindi comprate le mia macchine”. Non si è mai visto. Ma in politica vale tutto (ormai!) e quindi via al gioco al massacro dell’avversario. Il problema è che il cittadino (elettore solo occasionalmente, sempre cittadino) con un po’ di sale in zucca due conti li fa. “Ma come – si dirà - prima mi hanno snocciolato per mesi cifre, dati e risultati straordinari dei loro successi amministrativi che in pochi hanno capito e in molti hanno ritenuto solo fumo negli occhi. E oggi, per recuperare posizioni, mi dicono cosa faranno gli altri di tanto negativo per la città. E loro?”. Giusta osservazione. La pochezza della comunicazione di questa campagna elettorale sta tutta qui. Prima si è cercato di esaltare, nella logica del superuomo nietzchiano, il lavoro della Giunta e le qualità di acchiappa preferenze del premier. Poi, visti i risultati percentuali e il dimezzamento dei consensi personali di Berlusconi, via il Sindaco dai manifesti, via il Presidente del Consiglio da Milano (non si farà più vedere) e sotto con la strategia del terrore. Dosi massicce di populismo, uso smodato e incostituzionale del servizio pubblico asservito a interessi (privati!?!?), utilizzo sfrenato della menzogna (altro che scuse in un nuovo confronto), rispetto a ipotetiche calamità cittadine fatte di orde di roulotte che invadono piazza del Duomo, pagando però 10 euro di ecopass per entrare in centro con i loro chiassosi macchinoni, muezzin che assaltano il nuovo grattacielo di Formigoni per farne il più alto minareto della città e, ribaltando la bugia più enorme mai detta dal premier: “Più tasse, a Milano, per tutti”. Mai visto in nessun programma, mai scritto in nessun documento e comunicato stampa di Pisapia. Tutte balle. Un po’ poco, direi troppo poco, per chi pretende di poter governare una città guardando all’erba del vicino che - è noto dalla notte dei tempi - e sempre più verde della propria.
Nessun commento:
Posta un commento