domenica 22 maggio 2011

L’erba del vicino….

Il clima milanese, nel weekend si è fatto ancora più torrido. E non solo per i 30 gradi superati per diverse ore del giorno - prime avvisaglie di un’estate da condizionatore - ma soprattutto perché il countdown verso il ballottaggio delle amministrative sta velocemente esaurendosi. Di questo clima hanno risentito anche le menti di alcuni facinorosi “ultras” della politica che di sabato si sono dati appuntamento in alcuni mercati della città, luoghi principi deputati alla caccia del consenso per creare il contatto diretto con l’elettore, e li hanno sfoderato il meglio di se. Fra cavoli, zucchine e lattuga – peccato mancassero i carciofi, ormai fuori stagione, utile dardo contro gli avversari politici, i neo paladini dell’integrità di Milano hanno affinato la loro dialettica oxfordiana e, uno per uno, hanno cercato di indottrinare i cittadini/elettori sulle nefandezze del prossimo, possibile, governo della “sinistra”. Evocando rom (non i cd, la campagna elettorale non si fa da Mediaworld), zingari, sinti, indù, mussulmani, ecopass, parcheggi blu, gialli e rossi, tasse, ici, irpef e l’aumento del costo del cappuccino al bar, hanno snocciolato tutto quello che di incredibilmente negativo Giuliano Pisapia e la sua banda potranno combinare in caso di salita al soglio di Palazzo Marino. Ovviamente a qualcuno la cosa non è piaciuta. E chi avrebbe preferito continuare serenamente a scegliersi i pomodori per la amatriciana, invece di ascoltare comizi fra i banchi, ha innescato diverbi, discussioni, battibecchi e qualche accenno di rissa. Esattamente ciò di cui i nuovo maghi della campagna elettorale di Letizia Moratti avevano bisogno. Il disegno è chiaro, provocare i rivali per ottenere reazioni scomposte. Dal punto di vista della campagna di comunicazione è questa la nuova strategia del centro destra, assai scontata e prevedibile. Se il tuo candidato perde oltre 10 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti, dopo aver ascoltato la solita litania nei giorni seguenti il primo turno:”Non abbiamo saputo comunicare quello che di buono è stato fatto” cosa fai? Lo fai sparire. Quindi via la sua faccia, per altro ben immortalata, dai manifesti che tappezzano la città e sotto con lo stile Lega Nord (uno dei partiti che comunica meglio da oltre 20 anni, ovviamente sotto il profilo della tecnica. Sui contenuti…) del messaggio sparato a caratteri cubitali come per le vendite straordinarie dei negozi di corso Buenos Aires. Messaggi e slogan non dicono quello che il centrodestra ha fatto o vuole fare nei prossimi 5 anni di governo a Milano ma si concentrano, proprio come gli slogan da mercato rionale, su quello che gli avversari potrebbero fare in caso di successo. Percorso tortuoso dal punto di vista della comunicazione. E’ come se, per dire, l’Audi facesse una campagna pubblicitaria nella quale dice: “Le BMW esplodono, le Mercedes vanno fuori strada, le Alfa inquinano, quindi comprate le mia macchine”. Non si è mai visto. Ma in politica vale tutto (ormai!) e quindi via al gioco al massacro dell’avversario. Il problema è che il cittadino (elettore solo occasionalmente, sempre cittadino) con un po’ di sale in zucca due conti li fa. “Ma come – si dirà - prima mi hanno snocciolato per mesi cifre, dati e risultati straordinari dei loro successi amministrativi che in pochi hanno capito e in molti hanno ritenuto solo fumo negli occhi. E oggi, per recuperare posizioni, mi dicono cosa faranno gli altri di tanto negativo per la città. E loro?”. Giusta osservazione. La pochezza della comunicazione di questa campagna elettorale sta tutta qui. Prima si è cercato di esaltare, nella logica del superuomo nietzchiano, il lavoro della Giunta e le qualità di acchiappa preferenze del premier. Poi, visti i risultati percentuali e il dimezzamento dei consensi personali di Berlusconi, via il Sindaco dai manifesti, via il Presidente del Consiglio da Milano (non si farà più vedere) e sotto con la strategia del terrore. Dosi massicce di populismo, uso smodato e incostituzionale del servizio pubblico asservito a interessi (privati!?!?), utilizzo sfrenato della menzogna (altro che scuse in un nuovo confronto), rispetto a ipotetiche calamità cittadine fatte di orde di roulotte che invadono piazza del Duomo, pagando però 10 euro di ecopass per entrare in centro con i loro chiassosi macchinoni, muezzin che assaltano il nuovo grattacielo di Formigoni per farne il più alto minareto della città e, ribaltando la bugia più enorme mai detta dal  premier: “Più tasse, a Milano, per tutti”. Mai visto in nessun programma, mai scritto in nessun documento e comunicato stampa di Pisapia. Tutte balle. Un po’ poco, direi troppo poco, per chi pretende di poter governare una città guardando all’erba del vicino che - è noto dalla notte dei tempi - e sempre più verde della propria.

venerdì 20 maggio 2011

A Milano un nuovo modo di fare amministrazione. Ora si può.

Questa mattina, in un’affollata conferenza stampa, Giuliano Pisapia ha illustrato il profilo generale di un progetto di riordino delle competenze di governo del Comune di Milano che potrà vedere attuazione fra poche settimane. Si tratta di una matrice, basata su un sistema di governo con 12 assessorati, 4 deleghe del Sindaco e nuove funzioni per il presidente del Consiglio Comunale, che consentirà a Giuliano Pisapia e alle forze politiche della sua coalizione, di individuare, partendo dai contenuti e basandosi sulle competenze, le persone più adatte a governare, insieme al Sindaco, la città di Milano.

Ciò che occorre è dedicare maggior attenzione ai profili generali gestionali del “mestiere” di amministratore. Far sapere ora ai cittadini milanesi, agli elettori, questi schemi di governo, quindi prima del ballottaggio, significa metterle al centro del dibattito superando bugie, cattiverie e accuse sterili, il “buon governo”, per mettere in condizione i cittadini di avere un approccio serio e concreto al tema del’organizzazione.
Il progetto e la proposta sono ovviamente messe a disposizione delle forze politiche che appoggiano la candidatura di Giuliano Pisapia per un approfondimento e per un’analisi che vada più nel dettaglio rispetto però a un sistema di macrofunzioni già delineato.
Ha affiancato nella presentazione Giuliano Pisapia, il professor Stefano Rolando (Economia e gestione delle imprese nell’area del management pubblico, allo Iulm;  e già direttore generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Consiglio regionale della Lombardia), espressione del Comitato per il 51percento animato da Piero Bassetti che è stato ambito di analisi e discussione sul rapporto tra contenuti programmatici e innovazione della gestione. 


 Tre e idee di fondo:

1.  Nessun affastellamento di funzioni per appiccicare etichette sopra persone prescelte. Viceversa, una razionale e semplice riorganizzazione degli assessorati che passano - vicesindaco  compreso - da 16 a 12, suddivisi in tre macro-aree: competenze istituzionali, competenze economiche, competenze sociali.
2.    L’idea di base è partire dai bisogni di efficienza per arrivare alle competenze, partire dalle competenze per arrivare alle persone. Non il contrario.
3.  Assessorati robusti con competenze equilibrate, accorpate con l’obiettivo di ridurre al massimo i conflitti di competenza interni. Sindaco con ruolo nelle strategie, nel coordinamento generale e nelle relazioni. Vicesindaco controller dell’attuazione del programma e sviluppo relazionale verso il Consiglio Comunale, le zone cittadine e la città metropolitana. Tre delegati del sindaco in ascolto e dialogo permanente con mondi essenziali: cittadini e diritti di partecipazione, imprese e mondo del lavoro; Chiesa diocesana e tutte le religioni praticate. Sul mondo giovanile lo stesso Sindaco eserciterà in proprio la funzione relazionale perché ritenuta prioritaria per il rilancio di politiche di  ringiovanimento della città.
Tre le aree di garanzia: il presidente del Consiglio comunale a cui farà capo anche il board scientifico delle valutazioni delle politiche pubbliche municipali; un’autorità municipale per le garanzie civiche con regolazione anche della trasparenza e del dibattito pubblico; una consulta di associazioni e soggetti significativi sul tema dell’internazionalizzazione del sistema Milano.
Si propone di crea un assessorato a termine con delega all’Expo coadiuvato da un team inter-assesorile che assicuri il miglior presidio all’evento e agli organi preposti per la gestione.
Una visione generale, che lega il futuro alla tradizione per riportare la municipalità ad essere il vanto dei milanesi: credibile all’interno, restituendo fiducia e rispetto per la professionalità dei funzionari, seria ed efficace all’esterno, come chiedono i cittadini, le imprese, le associazioni. E infine capace di assicurare a Milano il ruolo nazionale e internazionale che spetta alla città.

martedì 17 maggio 2011

Sorpresa!!!!

Diciamocelo - senza usare l’inflessione nasale del ministro La Russa - nessuno se lo aspettava. Fuori da ogni previsione, oltre ogni sondaggio, più forte delle più ottimistiche previsioni, il successo, o forse per meglio dire, la goleada, l’exploit, la prodezza di Giuliano Pisapia è stata, onestamente, una sorpresa. Con tre settimane di ritardo, dall’uovo di Pasqua delle elezioni milanesi non è uscita la violinista svedese (tale Charlotte, vista transitare ad Arcore in casa del Premier) ma una sorpresona chiamata vittoria, condita con 7 punti (sette) percentuali di margine sul Sindaco uscente. Negli ambienti della sinistra milanese, nell’entourage del Partito Democratico, negli osservatori privilegiati della borghesia illuminata mai e poi mai ci si sarebbe attesi un risultato del genere. Certo dovuto, e qui i numeri parlano chiaro, a un crollo verticale della destra e del suo candidato e a una tenuta generale della sinistra nel suo complesso (rispetto alle elezioni comunali di 5 anni fa complessivamente migliorando il risultato di poco più dell’1%) esito di grande valore in un contesto dove, fra i partiti maggiori di area centro destra, tutti perdono. Nessuno però se lo aspettava e questo è certamente il segnale più indicativo. Milano, come spesso avvenuto nel passato e per vicende non solo legate alla politica, anticipa di tempi. E il pessimismo, anche di chi scrive, circa le possibili nefaste evoluzioni di quella “Involuzione Culturale” che il, quasi, ventennio berlusconiano ha, scientemente, approntato e somministrato agli italiani insieme alla “Rivoluzione” nel mondo della politica portata dalla discesa in campo del  Cav, non è stato spazzato via ma la nebbia, possiamo dire, si è almeno un po’ diradata. Perché alla  fine fra spin doctor, consiglieri ed esperti, studiosi e sondaggisti, tutti hanno dovuto fare i conti con i cittadini. E il grande errore di Letizia Moratti, della sua Giunta, della sua squadra, del suo capolista, è aver considerato i cittadini solo degli elettori negli ultimi mesi della campagna per le amministrative, diciamo dal mese di gennaio in poi. La trasformazione, o metamorfosi per calcar la mano, in realtà non c’è. O meglio non dovrebbe esserci. Cittadini ed elettori sono sempre la stessa entità, le stesse persone e questo è stato, in un passato remoto e forse sarà in futuro, l’arma vincente, l’asso nella manica, di chi riesce a conquistare il consenso elettorale. Non puoi pretendere di conquistare gli elettori se ti dimentichi dei cittadini per 4 anni e mezzo. Zero partecipazione, zero pathos, zero condivisione, zero comunicazione, zero di zero. Poi ad un tratto, improvvisamente (come scriveva Baudelaire in Spleen) cambia tutto. Si coinvolge, si pontifica, si parla, si twitta, si stampano manifesti, brochure, bilanci, si riempie il web con banner e annunci. Eh, ma la gente - e la città di Milano - non è mica scema! Almeno non tutta. E questo è un grande, grandissimo, strepitoso, risultato. Giuliano Pisapia, insieme al suo staff, ha saputo invece fare il contrario. E’ partito per tempo, ha spiazzato il PD con l’annuncio, a giugno 2010, della candidatura alle primarie e da li, senza pregresso, ha iniziato a parlare con gli elettori, delle primarie prima e delle elezioni poi. Forse poteva essere più aggressivo, e questo è anche il mio parere. Ci sono stati momenti nei quali, un po’più di verve non avrebbe guastato. Ma tant’è, il suo, l’Avvocato, lo ha fatto. Ora dovrà dimostrare perseveranza, costanza, non cambiare strategia e soprattutto non cadere nel tranello che gli “estremisti” di destra (dalla Santanché a Sallusti) gli stanno già confezionando: metterla ancora più in rissa e cercare il voto non pro (come avviene nel primo turno) ma contro. Qui si gioca la partita e mai come ora la “Forza Gentile” deve essere amica e compagna. Per cambiare davvero
Maurizio Trezzi

giovedì 12 maggio 2011

Moratti, che errore!!

Sino a quel momento era stata praticamente perfetta. Dagli orecchini, perfettamente abbinati al sobrio ed elegante abbigliamento, dal tono della voce, pacato e risoluto, ma soprattutto da come aveva imparato la parte a memoria, ripetendo di volta in volta la lunga, e forse un po’ noiosa (ma questo doveva fare) lista di successi, a suo modo di dire, della sua Amministrazione di Milano, con dovizia di cifre e particolari. Nel confronto televisivo fra i candidati Sindaco organizzato da Sky, Letizia Moratti sembrava Muhammad Alì, tutta presa a trotterellare attorno a un Giuliano Pisapia a cui aveva lasciato il centro del ring ma del quale stava disponendo a suo piacimento. Preparatissima, attenta a centrare la risposta alle domande di Emilio Carelli, capace anche di stuzzicare le riflessioni del pubblico circa l’inadeguatezza del suo sfidante - che non ha nel suo curriculum cariche amministrative, certo è stato deputato ma vuoi mettere fare l’Assessore d’assalto in qualche Comune, come facevano fare una volta i partiti a quelli che poi dovevano essere la “nuova” classe dirigente – Letizia Moratti ha utilizzato più volte la frase, studiata a tavolino: “…forse il candidato Pisapia non si è accorto….forse il candidato Pisapia non sa….”. Perfetto. E poi cifre, richiami al bilancio, numeri, ripeto forse troppi, che però danno l’idea – al pubblico distratto che non ha la voglia, la possibilità l’interesse ad andare a verificarli – di grande controllo della “macchina” amministrativa. Una strategia di comunicazione tipicamente berlusconiana, affinata in 20 anni di sapiente marketing politico, spinta all’ottimismo sfrenato (tanto da fare invidia al noto poeta testimonial della catena di negozi di elettronica) al “va sempre tutto bene” , condita con infiniti: “abbiamo fatto” e da innumerevoli: “faremo anche questo”. Insomma una tattica prevedibile per un candidato uscente che però la signora Brichetto ha interpretato come una navigata attrice. Dall’altra parte, poco, davvero molto poco per poter fare pressa sugli elettori. L’abbigliamento poco curato (uno spezzato da impiegato ATM con la cravatta annodata troppo lunga a penzoloni) il tono di voce poco incisivo (sul timbro c’è poco da lavorare)  i contenuti poco efficaci, sempre a rincorrere e raramente a battere per primo un argomento che potesse mettere in difficoltà il Sindaco uscente – che addirittura una volta Pisapia ha chiamato: ”Ministro” riferendosi alle tematiche della scuola – una strategia forse poco meditata, eppure le domande erano note da tempo, per riuscire a far fare una salto di qualità alla sua campagna elettorale. Utilizzando ancora la metafora sportiva Giuliano Pisapia è quello che gli americani chiamano “underdog”, lo sfidante con lo sfavore del pronostico. E per vincere ha bisogno della gara della vita, dello scatto all’ultimo chilometro, del rush finale sul filo di lana, del uppercut ben assestato alla mascella dell’avversario. E invece, ancora una volta, la “Forza gentile” non si è trasformata in “Uragano di fuoco” (per dirla alla Manga giapponese). Pisapia non è stato incalzante, non ha messo sale sulla coda di paglia della Moratti, non ha ribattuto punto su punto cifre e dettagli, magari sostenendo (anche qui come fanno tutti gli sfidanti alla poltrona di Sindaco da Vipiteno a Mazara del Vallo) che un conto è fare le cose un altro è farle bene, rispettando i tempi (chiedete agli abitanti di Piazza XXV Aprile!), i preventivi di spesa e soprattutto dando risposte ai cittadini non agli immobiliaristi - che vendono casa a 6-7000 euro a metro quadro (edilizia convenzionata??!??) -  considerando, giusto un esempio, le migliaia di osservazioni presentate al Piano di Governo del Territorio, spazzate via dallo tsunami in Consiglio Comunale per arrivare all’approvazione prima della scadenza del mandato (alla faccia della partecipazione e del coinvolgimento della città). I fili scoperti della Moratti, prossimi al corto circuito, sono anche qui ovvi e banali ma andavano battuti con più costanza: la lontananza dalla città, la scarsissima presenza nei luoghi di dibattito istituzionale (certo è andata più spesso dal parrucchiere che in Consiglio Comunale negli ultimi 5 anni), il servilismo nei confronti dei poteri forti, il solito mancato rispetto della regole (tema su cui Pisapia dovrebbe andare a nozze) come per esempio sulle mancate bonifiche a Santa Giulia, dove i bambini giocano su prati al cadmio e allo zinco, sul fallimento della Società partecipate (Zincar), sui posti elargiti nella società pubbliche ai suoi collaboratori (il giornalista Roberto Poletti pagato con soldi pubblici da ATM), sulla mancanza di cofinanziamento alle opere pubbliche (Moratti ha citato Pedemontana e Tangenziale Esterna, bastava ricordagli che per la prima mancano 3 miliardi di euro per poter iniziare i lavori. Il tutto, e qui sta la pecca maggiore di Pisapia, andava messo sul tavolo apparecchiato da Emilio Carelli, con ironia, sagacia, furbizia e acume politico. Doti che avrebbero smontato il castello di numeri e cifre abilmente costruito dagli spin doctor del Sindaco di Milano. Peccato, un’occasione sprecata. Poi è successo l’imprevisto. Abbandonando di colpo la sua flemma, quasi balbettando, usando una secondaria con il “che” come fanno le signore del mercato rionale, Letizia ha sbagliato. Si è lasciata convincere, ma apparentemente non ne aveva assolutamente voglia, da qualche emulo di Stracquadanio o Sallusti del suo staff e, leggendo per la prima volta in tutto il confronto, ha chiamato Pisppia “ladro” e tirato fuori dal polveroso archivio delle falsità la storia della sua ormai lontanissima condanna poi diventata assoluzione. Forse è stato proprio il capolista del Pdl a Milano, questo è il suo stile, a consigliare la mossa, apparsa subito come un harakiri. Menzogna prima di tutto, detta con il raggiro – ma si sa leggendo Manzoni e ricordando la notte degli imbrogli che alla fine non funziona mai – senza concedere il diritto di replica. Resasi conto del patatrac combinato Letizia ha balbettato qualcosa mentre Carelli prometteva a Pisapia di tornare sulla questione, cosa che puntualmente ha fatto, per rimediare al torto subito. E a quel punto Pisapia e il suo staff hanno, finalmente, azzeccato le mosse giuste. Niente stretta di mano, immediata querela con formula aggravata e un’ora dopo la messa in onda del confronto, in mezzo a un gruppetto che richiamava il “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo, Giuliano Pisapia si è presentato davanti a Palazzo Marino per leggere, purtroppo mangiandosi le parole, una dichiarazione al curaro in cui replicava alle menzogne della Moratti. Un veleno che probabilmente Giuliano avrebbe potuto mettere anche durante il confronto televisivo per provare, per una volta almeno, a fare la differenza e mostrare il piglio e la capacità che un Sindaco di Milano deve, necessariamente, possedere. Ora la parola passa alle urne e ai milanesi.
MT