giovedì 12 maggio 2011

Moratti, che errore!!

Sino a quel momento era stata praticamente perfetta. Dagli orecchini, perfettamente abbinati al sobrio ed elegante abbigliamento, dal tono della voce, pacato e risoluto, ma soprattutto da come aveva imparato la parte a memoria, ripetendo di volta in volta la lunga, e forse un po’ noiosa (ma questo doveva fare) lista di successi, a suo modo di dire, della sua Amministrazione di Milano, con dovizia di cifre e particolari. Nel confronto televisivo fra i candidati Sindaco organizzato da Sky, Letizia Moratti sembrava Muhammad Alì, tutta presa a trotterellare attorno a un Giuliano Pisapia a cui aveva lasciato il centro del ring ma del quale stava disponendo a suo piacimento. Preparatissima, attenta a centrare la risposta alle domande di Emilio Carelli, capace anche di stuzzicare le riflessioni del pubblico circa l’inadeguatezza del suo sfidante - che non ha nel suo curriculum cariche amministrative, certo è stato deputato ma vuoi mettere fare l’Assessore d’assalto in qualche Comune, come facevano fare una volta i partiti a quelli che poi dovevano essere la “nuova” classe dirigente – Letizia Moratti ha utilizzato più volte la frase, studiata a tavolino: “…forse il candidato Pisapia non si è accorto….forse il candidato Pisapia non sa….”. Perfetto. E poi cifre, richiami al bilancio, numeri, ripeto forse troppi, che però danno l’idea – al pubblico distratto che non ha la voglia, la possibilità l’interesse ad andare a verificarli – di grande controllo della “macchina” amministrativa. Una strategia di comunicazione tipicamente berlusconiana, affinata in 20 anni di sapiente marketing politico, spinta all’ottimismo sfrenato (tanto da fare invidia al noto poeta testimonial della catena di negozi di elettronica) al “va sempre tutto bene” , condita con infiniti: “abbiamo fatto” e da innumerevoli: “faremo anche questo”. Insomma una tattica prevedibile per un candidato uscente che però la signora Brichetto ha interpretato come una navigata attrice. Dall’altra parte, poco, davvero molto poco per poter fare pressa sugli elettori. L’abbigliamento poco curato (uno spezzato da impiegato ATM con la cravatta annodata troppo lunga a penzoloni) il tono di voce poco incisivo (sul timbro c’è poco da lavorare)  i contenuti poco efficaci, sempre a rincorrere e raramente a battere per primo un argomento che potesse mettere in difficoltà il Sindaco uscente – che addirittura una volta Pisapia ha chiamato: ”Ministro” riferendosi alle tematiche della scuola – una strategia forse poco meditata, eppure le domande erano note da tempo, per riuscire a far fare una salto di qualità alla sua campagna elettorale. Utilizzando ancora la metafora sportiva Giuliano Pisapia è quello che gli americani chiamano “underdog”, lo sfidante con lo sfavore del pronostico. E per vincere ha bisogno della gara della vita, dello scatto all’ultimo chilometro, del rush finale sul filo di lana, del uppercut ben assestato alla mascella dell’avversario. E invece, ancora una volta, la “Forza gentile” non si è trasformata in “Uragano di fuoco” (per dirla alla Manga giapponese). Pisapia non è stato incalzante, non ha messo sale sulla coda di paglia della Moratti, non ha ribattuto punto su punto cifre e dettagli, magari sostenendo (anche qui come fanno tutti gli sfidanti alla poltrona di Sindaco da Vipiteno a Mazara del Vallo) che un conto è fare le cose un altro è farle bene, rispettando i tempi (chiedete agli abitanti di Piazza XXV Aprile!), i preventivi di spesa e soprattutto dando risposte ai cittadini non agli immobiliaristi - che vendono casa a 6-7000 euro a metro quadro (edilizia convenzionata??!??) -  considerando, giusto un esempio, le migliaia di osservazioni presentate al Piano di Governo del Territorio, spazzate via dallo tsunami in Consiglio Comunale per arrivare all’approvazione prima della scadenza del mandato (alla faccia della partecipazione e del coinvolgimento della città). I fili scoperti della Moratti, prossimi al corto circuito, sono anche qui ovvi e banali ma andavano battuti con più costanza: la lontananza dalla città, la scarsissima presenza nei luoghi di dibattito istituzionale (certo è andata più spesso dal parrucchiere che in Consiglio Comunale negli ultimi 5 anni), il servilismo nei confronti dei poteri forti, il solito mancato rispetto della regole (tema su cui Pisapia dovrebbe andare a nozze) come per esempio sulle mancate bonifiche a Santa Giulia, dove i bambini giocano su prati al cadmio e allo zinco, sul fallimento della Società partecipate (Zincar), sui posti elargiti nella società pubbliche ai suoi collaboratori (il giornalista Roberto Poletti pagato con soldi pubblici da ATM), sulla mancanza di cofinanziamento alle opere pubbliche (Moratti ha citato Pedemontana e Tangenziale Esterna, bastava ricordagli che per la prima mancano 3 miliardi di euro per poter iniziare i lavori. Il tutto, e qui sta la pecca maggiore di Pisapia, andava messo sul tavolo apparecchiato da Emilio Carelli, con ironia, sagacia, furbizia e acume politico. Doti che avrebbero smontato il castello di numeri e cifre abilmente costruito dagli spin doctor del Sindaco di Milano. Peccato, un’occasione sprecata. Poi è successo l’imprevisto. Abbandonando di colpo la sua flemma, quasi balbettando, usando una secondaria con il “che” come fanno le signore del mercato rionale, Letizia ha sbagliato. Si è lasciata convincere, ma apparentemente non ne aveva assolutamente voglia, da qualche emulo di Stracquadanio o Sallusti del suo staff e, leggendo per la prima volta in tutto il confronto, ha chiamato Pisppia “ladro” e tirato fuori dal polveroso archivio delle falsità la storia della sua ormai lontanissima condanna poi diventata assoluzione. Forse è stato proprio il capolista del Pdl a Milano, questo è il suo stile, a consigliare la mossa, apparsa subito come un harakiri. Menzogna prima di tutto, detta con il raggiro – ma si sa leggendo Manzoni e ricordando la notte degli imbrogli che alla fine non funziona mai – senza concedere il diritto di replica. Resasi conto del patatrac combinato Letizia ha balbettato qualcosa mentre Carelli prometteva a Pisapia di tornare sulla questione, cosa che puntualmente ha fatto, per rimediare al torto subito. E a quel punto Pisapia e il suo staff hanno, finalmente, azzeccato le mosse giuste. Niente stretta di mano, immediata querela con formula aggravata e un’ora dopo la messa in onda del confronto, in mezzo a un gruppetto che richiamava il “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo, Giuliano Pisapia si è presentato davanti a Palazzo Marino per leggere, purtroppo mangiandosi le parole, una dichiarazione al curaro in cui replicava alle menzogne della Moratti. Un veleno che probabilmente Giuliano avrebbe potuto mettere anche durante il confronto televisivo per provare, per una volta almeno, a fare la differenza e mostrare il piglio e la capacità che un Sindaco di Milano deve, necessariamente, possedere. Ora la parola passa alle urne e ai milanesi.
MT

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