martedì 14 dicembre 2010

Allo Iulm la presentazione di "La Comunicazione pubblica per una grande società"

Davanti a studenti, cultori della materia e docenti è stato presentato, lunedì 13 dicembre, il nuovo libro di Stefano Rolando La comunicazione pubblica per una grande società, edito da Etas e in libreria dai primi di dicembre. Ne hanno parlato Piero Bassetti (presidente dell’Associazione Globus&Locus), don Davide Milani (portavoce del Cardinale Dionigi Tettamanzi), Valeria Peverelli (professionista RP e laureata IULM), con la moderazione di Maurizio Trezzi. 
Un libro interessantissimo – ha detto Piero Bassettiche esprime il coraggio dell’autore di uscire, nella materia, dall’ambito della statualità e di ridefinire la stessa parola ‘pubblico’, ragionando sui nuovi nessi comunicativi – cioè di racconto, ovvero di public discourse – tra sapere, potere e libertà”.
 “Si apre una battaglia di fondo – ha detto don Davide Milani su un’idea di comunicazione pubblica che offre nuova dignità alla materia perché in questo approccio non solo l’apparato istituzionale ma in un certo senso tutti hanno diritti e compiti nella comunicazione”.
Un testo stimolante – ha detto Valeria Peverelli che riconduce ad un serrato confronto tra ciò che si deve intendere per interesse generale e ciò che oggi rappresenta un nuovo e diverso profilo della responsabilità professionale”.
Maurizio Trezzi ha sottolineato la complessità del termine ‘grande società’ “in cui va letto più lo sforzo di allargare il perimetro etico e disciplinare di una materia che rischiava il perimetro stretto del portato della legge 150 che il termine invalso oggi nella politica anglosassone di Big Society, pur essendo ben coinvolte in questo testo le conseguenze complesse della sussidiarietà ormai costituzionalizzata”.
Stefano Rolando ha sottolineato l’urgenza di impegnare la ridefinizione disciplinare in questo campo sul terreno della democrazia partecipativa e sulle ragioni del dibattito pubblico “a cui insieme ai soggetti privati e associativi può portare un contributo civile anche quella parte di funzione pubblica che vive con profonda cultura sociale e di servizio la propria relazione con l’utenza”.

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