venerdì 10 dicembre 2010

Le primarie dimezzate - Il PD a Milano

15 ottobre 2010
Uno dei cavalli di battaglia di Filippo Penati e di tutto il Partito Democratico nella campagna elettorale per le elezioni provinciali dello scorso anno è stato l’istituzione della Città Metropolitana. L’idea di fondere, a Milano, il Comune e la Provincia, per dare vita a un unico Ente capace di governare, in un’ottica sovracomunale questa area, era stata sostenuta e promossa dal candidato e dai vertici del Partito Democratico e oggetto di una lunga polemica, a suon di comunicati stampa e repliche all’arma bianca, con l’allora il rivale-candidato Guido Podestà. Di quella proposta, così condivisa e tanto propugnata dal PD, oggi, a un mese dalle primarie che dovranno indicare il candidato alla carica di Sindaco di Milano per le prossime elezioni, sembra non ricordarsi più nessuno. Già, perché una delle deformità del regolamento delle primarie democratiche, è che a votare ci andranno solo i residenti di Milano. Peccato, un’occasione sprecata. Allargare il campo, coinvolgere quantomeno i comuni confinanti, far percepire alla stragrande maggioranza di elettori potenziali, che la politica non si fa solo con gli annunci e gli slogan ma anche con i fatti, concreti, sarebbe stato un risultato apprezzabile. Quante volte i Sindaci del centrosinistra di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Rozzano, tanto per citarne alcuni hanno protestato contro il “Milanocentrismo” della Moratti. Si sono accaniti contro l’incapacità di promuovere, da parte della giunta della Metropoli, politiche sovracomunali, progetti che integrassero gli interessi, i bisogni, le aspettative dei cittadini milanesi con quelli dei comuni contigui. Basti pensare ai provvedimenti di limitazione del traffico, all’Ecopass, ai massicci interventi urbanistici nelle periferie che non si raccordano con PGT e Piani dei Servizi di comuni che distano solamente qualche centinaio di metri. Eppure i vertici cittadini e provinciali del PD non hanno nemmeno preso in considerazione la possibilità di dare un segnale diverso, di fare, come diceva Nanni Moretti:”qualcosa di sinistra”. Certo i cittadini dei comuni dell’hinterland non potranno votare a primavera per eleggere il nuovo Sindaco di Milano. Ma è sicuro che esprimere il loro gradimento su quale dovrà essere il candidato che dovrà affrontare Letizia Moratti, o chi per lei, valutare le sue proposte, le politiche sulla mobilità – che non riguardano ovviamente solo Milano, anzi – sull’ambiente, le decisioni sull’attuazione del nuovo Piano di Governo del Territorio che, ad esempio, potrebbe avere un impatto devastante sul Parco Sud di cui fanno parte, oltre a Milano, tanti comuni della Provincia, sulla costruzioni di nuovi termovalorizzatori, esprimere una preferenza su tutto questo con le primarie sarebbe potuto essere un grande esercizio di democrazia partecipativa.
Di tutto ciò nessuno si è nemmeno preso la briga di parlarne, dimostrando, purtroppo, come ancora una volta vi sia una lontananza fra i vertici delle organizzazioni politiche e quella cittadinanza, forse un po’ agnostica ma che è necessario riuscire a coinvolgere, che della politica non capisce più il senso, le decisioni e spesso anche le scelte.

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